Foto Storiche
Ricordi ed emozioni dal Lago Santo!
Ricordi ed emozioni dal Lago Santo!
RIFUGIO ALPINO VITTORIA
Come Eravamo
RINGRAZIO L’AMICO MAURONE PER AVERMI MANDATO QUESTE SPLENDIDE CARTOLINE DI PARECCHI ANNI FA!!!
Con un particolare ringraziamento a Katia
Il nome Lago Santo è di origine molto antica e la sua ubicazione in una delle zone un tempo più impervie e selvagge dell'Appennino, anticamente popolata anche di grossi animali come orsi e lupi, ha sempre alimentato intorno ad esso un'aurea di sacralità e di mistero: il nome "santo" pare sia legato a fatti religiosi e devozionali.
Le notizie storiche su questo bacino sono quelle attinenti alle lotte cruenti che si svolgevano tra le Comunità di Rocca e Pievepelago da una parte e quella di Barga, in Garfagnana, dall'altra, a causa del possesso e dello sfruttamento dei boschi, dei pascoli e delle acque della zona del Lago santo e della Valle delle Fontanacce. Infatti, per antiche concessioni feudali risalenti al Medioevo, il Comune di Barga, territorio di sovranità granducale fiorentina, aveva il dominio su una parte di territorio che si trovava al di là dello spartiacque in territorio emiliano prima facente parte del territorio estense del Duca di Ferrara e poi della Comunità di Modena.
Poiché il confine non era ben contraddistinto, tutte e due le Comunità si attribuivano per sé il diritto di pascolo e di sfruttamento boschivo e da ciò nascevano le zuffe, i sequestri di bestiame, le ritorsioni come avvenne nell'estate del 1550 quando il Potestà di Barga denunciò un taglio di abeti e faggi in territorio barghigiano effettuato dai ferraresi nei pressi del Lago Santo.
Già dall'inizio del XV° secolo i Governi dei due Stati avevano esperito tentativi ufficiali per trovare una soddisfacente soluzione al problema ricorrendo anche ad arbitrati esterni come quello del 1420 affidato al Senato del Comune di Siena che portò ad una prima confinazione sul terreno con l'apposizione di "termini" o pietre confinarie.
Però che il problema non fosse stato risolto lo si vide dopo poco quando i cippi confinari furono rimossi per cui cento anni dopo di dovette ricorrere per un nuovo arbitrato al Duca di Savoia, il quale nominò come esperto il suo Consigliere di Stato e il figlio di questi, i quali, alla fine del 1568, emisero un "lodo" con il quale vennero fissati i nuovi confini. Il "saliente" di Barga (così veniva identificato il territorio granducale in versante padano) era delimitato dal tratto di crinale compreso tra il vertice della Porticciola e quello di Monte Figurito (oggi chiamato Cime di Romecchio) e scendeva da una parte poco a monte del villaggio di Tagliole e dall'altra fino a metà dell'adiacente Valle delle Fontanacce.
Nel 1844 il Trattato di Firenze, stipulato tra il Governo estense e il Granducato di Toscana, fissò i rispettivi confini sul crinale spartiacque:di questo approfittarono gli abitanti di Pievepelago per sfruttare a proprio vantaggio i boschi e i pascoli del versante padano. Ma una cosa è la sovranità amministrativa mentre un'altra cosa è il diritto patrimoniale vantato su questa zona da secoli dal Comune di Barga, per cui in Sede Giudiziale veniva definitivamente sancito che il territorio doveva intendersi come "comunione promiscua di beni" in cui i boschi dovevano essere considerati in piena proprietà del Comune di Barga mentre i pascoli dovevano essere utilizzati ad anni alterni dai due contendenti.
Solo alla fine degli anni '50 del XX° secolo tra i comuni di Pievepelago e di Barga si arrivò ad un accordo che pose fine alla secolare questione segnando definitivamente il confine al crinale spartiacque. Nel frattempo, prima della seconda guerra mondiale, il Lago Santo era stato oggetto di un grandioso progetto da parte dell'ingegnere Lapo Farinata degli Uberti, colui che aveva idea di creare il grande comprensorio sciistico e turistico della Valle delle Pozze (l'odierna Val di Luce).
L'ingegnere fiorentino intendeva prelevare le acque del lago che, grazie ad un canale che sarebbe dovuto passare sotto il monte Feminamorta, sarebbero dovute arrivare nell'Alta Valle delle Pozze, dove a Pian d'Asprella si sarebbe creato, previa costruzione di una diga, un grande bacino artificiale destinato ad alimentare una centrale idroelettrica che avrebbe fornito energia a tutto il comprensorio.
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